SosteniAMO il Futuro

Nell’anno scolastico 2022-2023 si svolge la quinta edizione del concorso promosso dall’Osservatorio Permanente Giovani-Editori in collaborazione con Crédit Agricole Italia, “SosteniAMO il Futuro”.
SosteniAMO il Futuro
Crédit Agricole

Progetto

Il concorso ha l’obiettivo di portare nelle aule il tema dello sviluppo sostenibile, stimolando gli studenti delle scuole secondarie superiori iscritte a “Il Quotidiano in Classe” in Lombardia e Toscana a mettersi alla prova con un elaborato testuale sul tema della sostenibilità.

Un percorso che sarà di incentivo ai ragazzi per il loro futuro e per la loro formazione sia personale che didattica.

Bando 2022/2023

Il concorso ha l’obiettivo di portare nelle aule il tema dello sviluppo sostenibile, stimolando gli studenti delle scuole secondarie superiori iscritte a “Il Quotidiano in Classe” in Lombardia e Toscana.

In particolare, gli alunni dovranno mettersi alla prova attraverso un reportage, un’inchiesta o un’intervista a esperti, concittadini, familiari su uno dei due temi strategici per la ripresa europea ed italiana, collegati agli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030: Città e comunità sostenibili, Consumo e comunità responsabile.

Gli elaborati pertinenti e significativi sono da inviare all'indirizzo elaborati@osservatorionline.it entro il 3 giugno 2023.

Al termine del concorso un'apposita Giuria si riunirà per valutare tutti gli elaborati pervenuti. Gli autori degli elaborati vincitori saranno invitati a partecipare alla Cerimonia di Premiazione, nel corso della quale verranno premiate le classi che avranno realizzato le migliori prove.

Per ulteriori informazioni si consulti il regolamento.

Regolamento 2022/2023

1. Possono partecipare al concorso soltanto gli studenti delle classi delle scuole superiori di secondo grado delle regioni Lombardia e Toscana iscritte al progetto "Il Quotidiano in Classe" per l'anno scolastico 2021/2022.

2. Gli studenti dovranno realizzare un’intervista a famigliari, concittadini e/o esperti locali su una delle due tematiche dell’anno.

3. Ciascun elaborato inviato per il concorso deve essere prodotto dagli studenti e opera originale. 

4. Le prove sono da inviare all'indirizzo elaborati@osservatorionline.it

5. Le prove devono essere corredate delle seguenti informazioni:

- Anagrafica dell'Istituto e della classe che ha lavorato al progetto; 
- Nominativi e recapiti personali (telefono ed email) del docente referente de "Il Quotidiano in Classe" e del docente che ha seguito il lavoro della   classe. 
Gli elaborati che arriveranno sprovvisti dei dati richiesti non potranno essere presi in considerazione. 

6. I lavori possono essere spediti alla segreteria organizzativa dell'Osservatorio Permanente Giovani-Editori fino alla data del 29 maggio 2023.


7. La Giuria del concorso individuerà a proprio insindacabile giudizio i giovani finalisti che si saranno distinti per la qualità e l’originalità degli elaborati prodotti. I vincitori saranno proclamati nel corso della Cerimonia di premiazione.

8. Non potranno essere ammessi al concorso studenti parenti degli organizzatori del concorso stesso. 

NOTA BENE

E’ responsabilità della scuola informare, ed ottenere il consenso, dei genitori degli studenti minorenni relativamente la partecipazione al suddetto concorso e all’invio di materiali video e/o fotografici ritraenti gli alunni, se tale modalità è prevista dal Bando del concorso.

Per ulteriori informazioni si consulti il bando.




12 Consumo e produzione responsabili

Produzione e consumo responsabili, di Marco Tortora, Presidente Associazione FAIR

Secondo le Nazioni Unite, a livello globale l’impronta ecologica (ecological footprint) cresce a un ritmo maggiore del PIL. L'impronta materiale pro capite nei paesi ad alto reddito è del 60% superiore a quella dei paesi a reddito medio-alto e oltre 13 volte il livello dei paesi a basso reddito (Forum for the Future, 2022). 

Secondo il Global Footprint Network, nel 2021 l’Italia ha continuato a consumare più risorse di quante ne possa rigenerare. 

Nonostante le evidenti possibilità di miglioramento, data anche la difficile situazione socio-economica mondiale degli ultimi due anni, l’Italia si è comportata meglio della media mondiale anticipando l’Overshoot Day di due mesi (anticipando dal 29 luglio - giornata media mondiale - al 13 maggio per l’Italia). Tra le aree dove l’Italia ha registrato buone performance di crescita sostenibile rientrano la circolarità della materia e il riciclo dei rifiuti (ASviS, 2021).

Un contributo importante al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 e, nello specifico del SDG12, è dato certamente dalle buone pratiche di produzione e consumo che aziende, famiglie e persone possono attuare. 

Il ruolo delle persone e della popolazione in generale diventa allora fattore chiave di sviluppo sostenibile. Il consumo e la produzione responsabili di cibo e beni devono andare di pari passo con le misure che governi e imprese possono intraprendere per ridurre gli impatti negativi sul capitale naturale e sulle persone stesse. 

Il numero della popolazione che soffre a seguito di scelte sbagliate , siano esse politiche , economiche e ambientali , è elevato. Basti pensare che il numero di persone in fuga da situazione di povertà potrebbe far aumentare l'uso medio delle risorse pro capite nel 2050 di un livello del 71% superiore a quello attuale (Forum for the Future, 2022). 

 

I Target del Goal 12 “Produzione e consumo responsabili”

Come possono Governi, imprese, enti e persone contribuire agli Obiettivi dell’Agenda 2030 e nello specifico del Goal 12 su produzione e consumo responsabili? L’Unione Europea e l’Italia grazie a politiche e scelte ad hoc stanno proseguendo nel loro percorso di sostenibilità (Next Generation EU, PNRR, Fitfor55, ecc.). 

Prima di vedere nel dettaglio i risultati raggiunti e le possibili aree di miglioramento, si riportano qui i Target per il Goal 12 , che servono a monitorare il proprio contributo in termini di creazione di impatti positivi o riduzione di quelli negativi.

Tali Target dovranno essere considerati nel momento della scelta del tema da sviluppare e per le quali rimandiamo ai seguenti paragrafi. 

12.1 Dare attuazione al quadro decennale di programmi sul consumo e la produzione sostenibile, con la collaborazione di tutti i paesi e con l’iniziativa dei paesi sviluppati, tenendo conto del grado di sviluppo e delle capacità dei paesi in via di sviluppo

12.2 Entro il 2030, raggiungere la gestione sostenibile e l'uso efficiente delle risorse naturali

12.3 Entro il 2030, dimezzare lo spreco pro capite globale di rifiuti alimentari nella vendita al dettaglio e dei consumatori e ridurre le perdite di cibo lungo le filiere di produzione e fornitura, comprese le perdite post-raccolto

12.4 Entro il 2020, ottenere la gestione ecocompatibile di sostanze chimiche e di tutti i rifiuti in tutto il loro ciclo di vita, in accordo con i quadri internazionali concordati, e ridurre significativamente il loro rilascio in aria, acqua e suolo, al fine di minimizzare i loro effetti negativi sulla salute umana e l'ambiente

12.5 Entro il 2030, ridurre in modo sostanziale la produzione di rifiuti attraverso la prevenzione, la riduzione, il riciclaggio e il riutilizzo

12.6 Incoraggiare le imprese, soprattutto le aziende di grandi dimensioni e transnazionali, ad adottare pratiche sostenibili e integrare le informazioni sulla sostenibilità nelle loro relazioni periodiche

12.7 Promuovere pratiche in materia di appalti pubblici che siano sostenibili, in accordo con le politiche e le priorità nazionali

12.8 Entro il 2030, fare in modo che le persone abbiano in tutto il mondo le informazioni rilevanti e la consapevolezza in tema di sviluppo sostenibile e stili di vita in armonia con la natura

12.a Sostenere i paesi in via di sviluppo a rafforzare la loro capacità scientifica e tecnologica in modo da andare verso modelli più sostenibili di consumo e di produzione

12.b Sviluppare e applicare strumenti per monitorare gli impatti di sviluppo sostenibile per il turismo sostenibile, che crei posti di lavoro e promuova la cultura e i prodotti locali

12.c Razionalizzare i sussidi ai combustibili fossili inefficienti che incoraggiano lo spreco, eliminando le distorsioni del mercato, a seconda delle circostanze nazionali, anche attraverso la ristrutturazione fiscale e la graduale eliminazione di quelle sovvenzioni dannose, ove esistenti, in modo da riflettere il loro impatto ambientale, tenendo pienamente conto delle esigenze specifiche e delle condizioni dei paesi in via di sviluppo e riducendo al minimo i possibili effetti negativi sul loro sviluppo in un modo che protegga le comunità povere e quelle colpite.

 

 L’Europa e il Goal 12 “Produzione e consumo responsabili” 

Secondo gli obiettivi dell’Agenda 2030 e in particolare del Goal 12 e dei suoi Target, l’Unione Europea conferma il buon andamento degli ultimi anni. Il Rapporto ASviS (2021) riporta che, a livello europeo, l’indice composito relativo al Goal 12 “Produzione e consumo responsabili” è migliorato nel corso degli ultimi dieci anni rilevati (2010-2019). Le aree che hanno riportato un miglioramento significativo secondo gli indici utilizzati sono l’area del riciclo dei rifiuti urbani ( dal 38% nel 2010 al 47,7% nel 2019) e l’area della mobilità elettrica (quota di auto elettriche nel 2019 pari a 264,3 auto ogni 100mila). Tra le aree per cui si spera in un prossimo miglioramento, data la rilevazione negativa, vi è la produzione di rifiuti che registra un +5,8% (1.829kg pro-capite, dati 2018).

 

L’Italia e il Goal 12

Secondo il rapporto ASVIS (2021), negli ultimi dieci anni monitorati (2010-2019) , l’indicatore composito per il sistema paese Italia è migliorato nonostante vi siano aree di auspicabile miglioramento. In particolare il miglioramento è dovuto all’efficienza nell’uso delle risorse spiegati dalla riduzione dei consumi di due indicatori chiave quali il consumo di materiale interno (-30% dal 2010 al 2019) per unità di PIL) e il consumo di materia pro capite (-30,4%). A questi dati positivi si aggiungano i miglioramenti negli indici relativi al recupero di materiale, in particolare alla raccolta differenziata (+26%) e materiale recuperato e reimmesso in circolo nel sistema produttivo (+8%). Tanto resta comunque da fare. Basta infatti guardare a un altro indice come la quantità di rifiuti urbani prodotti a livello pro-capite (+2,5%) - più o meno nello stesso periodo (2013-2019) - per osservare come l’impatto dei singoli cittadini possa migliorare 

 

Possibili idee sul Goal 12 “Produzione e consumo responsabili”

  • Per settore come la Moda o il Cibo, supportare le buone pratiche di consumo responsabile supportando le produzioni e i mercati sostenibili (anche con l’uso delle certificazioni verdi), spingendo i soggetti ad adottare comportamenti virtuosi ed evitando il greenwashing

  • Promuovere l’uso efficiente delle risorse naturali (energia verde, acqua) a casa e nella propria comunità (es. scuola)

  • Estendere la vita dei prodotti che si usano il più possibile (cellulari, computer, abiti, ecc.) trattando con cura, riparandoli o scambiandoli e vendendoli sul mercato dell'usato anche attraverso piattaforme online (web e app) specializzate 

  • Contrastare lo spreco alimentare partendo dalle buone abitudini a casa e a scuola, tenendo conto anche delle persone che non hanno più o meno accesso al cibo anche a seguito della crisi socio-economica prodotta dalla pandemia e dal caro prezzi

  • Scegliere con il cuore per le persone e l’ambiente , votando con il portafoglio: premiare quelle aziende di produzione e servizio che mettono al centro della loro attività il benessere delle persone e dell’ambiente

  • Crescere nella cultura finanziaria personale, premiando le aziende del settore che investono in attività etiche

  • Alcuni settori o aree da considerare: moda, agricoltura e filiere corte, educazione finanziaria, uso delle risorse come suolo e acqua, artigianato e produzioni locali, rifiuti e riciclaggio, energie rinnovabili, plastica, inquinamento aria e acqua, sport e turismo, eventi, terzo settore (associazionismo, cooperative, ecc.)

11 Città e comunità sostenibili

Città e comunità sostenibili, di Marco Tortora, Presidente Associazione FAIR

Obiettivo generale dell'agenda 2030 delle Nazioni Unite per il tema delle città e delle comunità riguarda la possibilità di trasformare le aree urbane, luogo sempre più di residenza della maggior parte della popolazione mondiale, in aree che siano sempre più inclusive, sicure, durature e sostenibili. 

Oggi il mondo è sempre più urbanizzato: nel prossimo futuro, la maggior parte della popolazione mondiale vivrà nelle aree urbane (60% entro il 2030; UN2022). Le città sono dunque sempre più motore dello sviluppo economico di territori e comunità. Infatti creano circa il 60% del PIL mondiale ma allo stesso tempo, quali effetti collaterali, sono le aree dove si produce il 70% delle emissioni globali di CO2 e l’uso delle risorse cresce in modo drastico (UN, 2022).

La crescita rapida delle aree urbane e l’arrivo di immigranti dalle aree rurali e povere, che scappano da condizioni di miseria alla ricerca di migliori condizioni di sopravvivenza e opportunità, aumentano le pressioni sulle aree stesse, sulle persone e sull’ambiente. 

Alcuni dati (UN, 2022): metà dell'umanità – 3,5 miliardi di persone – vive nelle città oggi e si prevedono 5 miliardi di cittadini entro il 2030, il 70% entro il 2050. Il 95 per cento dell'espansione urbana nei prossimi decenni avverrà nei paesi in via di sviluppo dove oltre 828 milioni di persone vivono negli slum, in particolare in Asia. Le città del mondo, quali motore di sviluppo economico, occupano solo il 3% della terra terrestre ma consumano tra il 60 e l’80% del consumo totale di energia e il 75% delle emissioni di carbonio.

In questo contesto globale, Europa e Italia, seppur con delle differenze, non fanno eccezione. I singoli sotto temi e indici rivelano una situazione stabile per l’Europa e l’Italia con alcune performance che sono peggiorate a causa , anche, degli effetti delle politiche di contrasto alla pandemia. Questo spiega la crescente attenzione e attuazione di politiche e azioni verso le città quali luoghi chiave per lo sviluppo sostenibile, centri multifunzionali a forte impatto sociale e ambientale.

 

I Target del Goal 11 “Città e Comunità Sostenibili”

Come possono Governi, imprese, enti e persone contribuire agli Obiettivi dell’Agenda 2030 e nello specifico al Goal 11 in relazione ai loro territori e città? L’Unione Europea e l’Italia grazie a politiche e scelte ad hoc stanno proseguendo nel loro percorso di sostenibilità (Next Generation EU, PNRR, Fitfor55, ecc.) e stanno aiutando Stati membri e comunità regionali e locali a perseguire i loro piani di miglioramento di sostenibilità con riferimento alle aree urbane.  

Prima di vedere nel dettaglio i risultati raggiunti e le possibili aree di miglioramento, si riportano qui i Target per il Goal 11. 

Questi Target servono a monitorare il proprio contributo in termini di creazione di impatti positivi o riduzione di quelli negativi. In particolare, i target dovranno essere considerati nel momento della scelta del tema da sviluppare e per il quale rimandiamo ai seguenti paragrafi. 

 

TARGET:

11.1 Entro il 2030, garantire a tutti l'accesso ad un alloggio e a servizi di base adeguati, sicuri e convenienti e l’ammodernamento dei quartieri poveri

11.2 Entro il 2030, fornire l'accesso a sistemi di trasporto sicuri, sostenibili, e convenienti per tutti, migliorare la sicurezza stradale, in particolare ampliando i mezzi pubblici, con particolare attenzione alle esigenze di chi è in situazioni vulnerabili, alle donne, ai bambini, alle persone con disabilità e agli anziani

11.3 Entro il 2030, aumentare l’urbanizzazione inclusiva e sostenibile e la capacità di pianificazione e gestione partecipata e integrata dell’insediamento umano in tutti i paesi

11.4 Rafforzare gli impegni per proteggere e salvaguardare il patrimonio culturale e naturale del mondo

11.5 Entro il 2030, ridurre in modo significativo il numero di morti e il numero di persone colpite da calamità, compresi i disastri provocati dall’acqua, e ridurre sostanzialmente le perdite economiche dirette rispetto al prodotto interno lordo globale, con una particolare attenzione alla protezione dei poveri e delle persone in situazioni di vulnerabilità

11.6 Entro il 2030, ridurre l’impatto ambientale negativo pro capite delle città, in particolare riguardo alla qualità dell'aria e alla gestione dei rifiuti

11.7 Entro il 2030, fornire l'accesso universale a spazi verdi pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per le donne e i bambini, gli anziani e le persone con disabilità

11.a Sostenere rapporti economici, sociali e ambientali positivi tra le zone urbane, periurbane e rurali, rafforzando la pianificazione dello sviluppo nazionale e regionale

11.b Entro il 2020, aumentare notevolmente il numero di città e di insediamenti umani che adottino e attuino politiche e piani integrati verso l'inclusione, l'efficienza delle risorse, la mitigazione e l'adattamento ai cambiamenti climatici, la resilienza ai disastri, lo sviluppo e l’implementazione, in linea con il “Quadro di Sendai per la Riduzione del Rischio di Disastri 2015-2030”[1], la gestione complessiva del rischio di catastrofe a tutti i livelli

11.c Sostenere i paesi meno sviluppati, anche attraverso l'assistenza tecnica e finanziaria, nella costruzione di edifici sostenibili e resilienti che utilizzino materiali locali.

 

L’Europa e il Goal 11 “Città e Comunità Sostenibili”

L’ultimo Rapporto ASviS (2021) riporta l’andamento dell’Unione Europea rispetto al raggiungimento del Goal 11 “Città e Comunità Sostenibili” dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite come stabile rispetto all’uso di un indice composito relativo agli ultimi dieci anni.

Nello specifico, si evidenzia come a un andamento positivo nella prima parte del periodo considerato (2010-2014) è seguito un andamento stabile con alcune interessanti positività sopratutto nell’ultimo anno rilevato (2019), anche se tali positività sono state bilanciate da alcune negatività persistenti. 

Nel caso delle positività, il miglioramento dipende dall’andamento positivo (diminuzione) dell’esposizione della popolazione europea alle Pm10 passate da 27,2 (2010) a 20,5 μg/m3 (2019). Altri miglioramenti (diminuzioni o invarianze) vengono riportati nelle voci relative al sovraffollamento delle abitazioni (dal 19,1% nel 2010 al 17,1% nel 2019) e nella voce relativa alla quota di uso dell’automobile (82,8% nel 2019).

 

L’Italia e il Goal 11 “Città e Comunità Sostenibili”

L’Italia si comporta secondo l’andamento europeo nella seconda parte del periodo considerato (2014-2019), riportando quindi stabilità o non evidenti miglioramenti. Purtroppo questo andamento consolida la posizione italiana nel ranking europeo al di sotto della media europea. Questo risultato si spiega principalmente sulla base di due indici e del loro andamento negativo: il tasso di sovraffollamento delle abitazioni (aumentato al 28,3% contro il 17,1% dell’UE) e l’esposizione alle Pm10 (aumentata al 25,5 μg/m3 rispetto a 20,5 dell’Ue).

Al di sotto della stabilità riportata, come anche evidenziato dagli indici di cui sopra, i singoli indici si muovono compensandosi tra loro, alcuni con valori positivi, altri con valori negativi.  Infatti, lo stesso Rapporto registra andamenti positivi per il valore limite giornaliero previsto per l’indice Pm10 (-45,7% periodo 2012-2019) e per il dato relativo alla difficoltà di accesso ai servizi (-1,1% periodo 2010-2019), mentre valori negativi per l’offerta del trasporto pubblico locale (-7,2%, 2010-2019), l’abusivismo edilizio (+5,4%, 2010-2020) e il sovraffollamento delle abitazioni (+4%, 2010-2019).

Gli andamenti negativi di alcuni indici, specialmente nell’anno 2020, sono necessariamente da collegare agli effetti creati dalla pandemia e dalle relative azioni di lockdown o di altre misure di sicurezza (es. incremento della quota di persone che raggiungono il luogo di lavoro con mezzi privati).

 

Possibili idee sul Goal 11 “Città e Comunità Sostenibili”

Si riportano alcune aree tematiche che si collegano direttamente agli indicatori dell’obiettivo Goal 11 “Città e Comunità sostenibili” e che possono essere usate come spunto per lo sviluppo di idee e progetti dal basso che contribuiscano in maniera significativa a creare comunità e territori resilienti, intelligenti, inclusivi, sicuri e sostenibili.

 

- Sicurezza stradale e mobilità intelligente

- Investimenti pubblici verdi e transizione ecologica delle città

- Cittadinanza attiva, diritti dei minori e parità di genere

- PA e servizi ai cittadini

- Parchi e aree verdi

- Sport e turismo, Arte

- Tecnologia, Innovazione e startup

- Partecipazione dal basso, uguaglianza cittadini

- Inquinamento , aree verdi e rifiuti

- Sviluppo delle aree rubane e peri-urbane, aree montane

- Comunità, terzo settore e servizi sociali

- Smart working e lavoro

- Bacini idrici e altre risorse naturali

- Micromobilità ciclabilità, logistica urbana

- Agricoltura urbana

 

 

 

LINK

AsviS

UN-HABITAT

UN Environment Programme : Cities – investing in energy and resource efficiency

UN Environment Programme Climate Neutral Network

UN Environment Programme: Cities and Climate Change

UN Population Fund: Urbanization

ICLEI – Local Governments for Sustainability

Come si fa un'intervista? di Tommaso Strambi

Sentiamo un esperto”. Quando nelle redazioni il direttore o il caporedattore centrale pronuncia queste parole ci sono alcuni giornalisti che si fanno di nebbia. Ovvero, si volatilizzano prima che lo sguardo finisca su di loro. E, forse, non hanno tutti i torti. L’intervista all’esperto rappresenta un escamotage per uscire dall’angolo in cui si è finiti. Anche perché, nella maggior parte dei casi, si tratta di pezzi di “appoggio” rispetto ad una notizia (incidenti mortali del sabato sera, femminicidi, omicidi-suicidi in ambito familiare, baby gang, epidemie o altre emergenze sanitarie). Tutto questo ha portato all’inflazione di questo strumento comunicativo. In realtà, invece, l’intervista rappresenta da sempre uno strumento fondamentale attraverso cui il giornalista può far conoscere un determinato personaggio, scandagliare e approfondire un argomento complesso. E fare un’intervista non è semplice, né banale. Anzi. Bisogna saperle farle. E questo come in tutte le cose richiede avere la padronanza del mestiere, la capacità di documentazione, la malizia di inserire domande trabocchetto che inducano l’intervistato ad aprirsi, a lasciarsi andare, a raccontare quell’aneddoto che vale la lettura. Come quelle che hanno scritto nel corso della loro carriera Oriana Fallaci (leggendaria resta quella con leader palestinese Yāsser ʿArafāt nel 1972), Eugenio Scalfari (le antologiche interviste ai potenti della terra), Enzo Biagi o Giovanni Minoli nelle loro trasmissioni televisive. Ma anche quelle di Aldo Cazzullo, di Stefano Lorenzetto o Daria Bignardi.

Insomma una buona intervista non nasce da sola, bisogna costruirla con molta meticolosità, cura e curiosità. Solo così si saprà catturare l’attenzione del lettore o dell'ascoltatore dalla prima all’ultima parola che rappresenta sempre la vera sfida di un giornalista.

Come si costruisce, dunque, un’intervista?

Il primo passaggio è quello della preparazione a cominciare dallo studio dell’argomento da affrontare oltre che il profilo dell’intervistato, ma anche capire come approcciarsi a lui e metterlo a suo agio. Solo dopo si stila una scaletta delle domande, cercando anche di immaginare in che direzione possano andare le risposte dell’interlocutore. In via generale, meglio iniziare con domande più soft e inserire le questioni più pungenti nel mezzo o alla fine, quando l’ambiente si sarà già “riscaldato”.

Il secondo passaggio è dove e come realizzare l’intervista. La cosa migliore resta quella di farla di persona, magari nell’ambiente dell’intervistato: se si spera di portare a casa uno scoop, probabilmente, fare l’intervista faccia a faccia, di presenza o in digitale, o al massimo in video chiamata può aiutare il giornalista a perseguire il suo obiettivo, perché l’intervistato ha meno tempo per pensare alle risposte da dare ed è quindi più “genuino”.

Il terzo passaggio è quello più importante: quello in cui si realizza l’intervista.  Un buon consiglio quello di iniziare la conversazione sempre con domande di circostanza che aiutino a creare un clima di empatia con l’intervistato e solo dopo partire con l’intervista vera e propria. Solitamente si comincia seguendo il proprio canovaccio, ma l’intervista è un confronto aperto e le reazioni dell’altra non sono sempre prevedibili. In queste situazioni il giornalista dovrà mantenere la calma e trovare la giusta strada: ecco perché è fondamentale lo studio approfondito dell’argomento così da padroneggiare la materia e destreggiarsi in caso di difficoltà.

Il quarto passaggio attiene alla deontologia del giornalista.  L’intervista dev’essere registrata? La risposta è sempre sì, nell’interesse di giornalista e intervistato. Nel momento in cui il giornalista si presenta come tale e l’intervistato decide di parlargli, è come se tra i due si sugellasse un patto che entrambi devono rispettare: il primo si impegna a scrivere solo quello che gli viene raccontato, il secondo a dire “la verità”. Nel caso in cui l’interlocutore decidesse di rivelare delle informazioni in forma confidenziale, il giornalista è obbligato a rispettare la riservatezza delle sue fonti. Mentre scriverà la sua intervista, userà forme come “lo ha detto una fonte vicina a…”, “ha riferito l’insider”, oppure degli pseudonimi. Questo però prescinde dalla registrazione della conversazione, che non verrà quindi divulgata, ma rimane un mezzo a disposizione del giornalista e dell’intervistato per verificare la corrispondenza tra quanto detto e quanto scritto.

Il quinto passaggio è quello finale, ovvero in cui una volta completata la chiacchierata il giornalista inizia a rielaborare il materiale raccolto e a condensarlo nello spazio (una pagina di giornale è sempre uno spazio finito e lo stesso vale per il tempo in radio o in televisione. Qui entra in campo la professionalità del giornalista che è chiamato a selezionare sulla base di una gerarchizzazione gli elementi più importanti (o, se preferite, più succulenti) così da incollare il lettore o l’ascoltatore al proprio ‘”pezzo”.  L’elemento da non dimenticare mai è che si scrive per gli altri, per informarli, per svelare loro magagne nascoste, per difendere la verità. Il buon giornalista fa immergere il lettore nella questione con immagini vivide e dati, evita le frasi fatte, usa un linguaggio preciso ma non eccessivamente tecnico. Questa è la vera chiave per scrivere un’intervista di successo.

I 17 Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile e l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, di Marco Tortora, Presidente Associazione FAIR

L'Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, adottata da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite nel settembre del 2015, è un progetto condiviso per la pace e la prosperità per le persone e il pianeta, per il presente e il futuro. Al centro ci sono i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (Sustainable Development Goals - SDGs), un framework per guidare l'azione da parte di tutti i paesi - sviluppati e in via di sviluppo – secondo i criteri di un partenariato globale che includa anche il settore privato e la società civile.

Storia 

Nel giugno del 1992, a Rio de Janeiro (Brasile), le Nazioni Unite organizzarono The Earth Summit al quale parteciparono più di 180 paesi. Tra i risultati dell’evento, il lancio e l’adozione da parte della maggior parte dei paesi dell' Agenda 21, un piano d'azione globale per costruire un partenariato globale per lo sviluppo sostenibile per migliorare la vita umana e proteggere l'ambiente.

Diciotto anni dopo, nel settembre del 2000, durante il Millenium Summit organizzato sempre dalle Nazioni Unite, gli Stati membri adottarono all'unanimità la Dichiarazione del Millennio presso la sede delle Nazioni Unite a New York. Il principale risultato del vertice internazionale fu l'elaborazione degli otto obiettivi di sviluppo sostenibile del millennio (Millennium Development Goals – MDGs), bussola per ridurre l’obiettivo globale della povertà estrema entro il 2015.

Nel 2002, durante il Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile in Sud Africa (the World Summit on Sustainable Development , 2002), vennero adottati due documenti : la Dichiarazione di Johannesburg sullo Sviluppo Sostenibile e il Piano di attuazione (Johannesburg Declaration on Sustainable Development and the Plan of Implementation). In questi documenti furono confermati gli impegni della comunità globale degli Stati membri per sviluppare azioni e programmi per sradicare la povertà e preservare l'ambiente sulla base dell'Agenda 21 e sulla Dichiarazione del Millennio. Enfasi fu posta per la prima volta sulla necessità strategica e operativa dei partenariati multilaterali.

Nel giugno del 2012, sempre a Rio de Janeiro in Brasile, alla nuova Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile (United Nations Conference on Sustainable Development, Rio+20), gli Stati membri adottarono il documento finale "The Future We Want" in cui fu deciso di avviare un nuovo processo di sviluppo orientato da nuovi obiettivi globali (gli Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile o SDG – Sustainable Sevelopment Goals) basati sui precedenti otto obiettivi del Millennio. Nel 2013, l'Assemblea Generale istituì appositamente un gruppo di lavoro aperto di trenta membri per sviluppare una proposta sui nuovi obiettivi o SDG.

Allo stesso tempo fu istituito il Forum politico di alto livello delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile (UN High-level Political Forum on Sustainable Development). 

Tra i risultati raggiunti al vertice di Rio vi furono anche novità in altre misure adottate, per esempio, per sostenere l'attuazione dello Sviluppo Sostenibile in settori quali i mandati per futuri programmi di lavoro, il finanziamento (development financing) come leva di sviluppo, l’attenzione ai piccoli stati insulari in via di sviluppo e altro ancora.

L’anno chiave per il lancio dei nuovo obiettivi di sviluppo è il 2015. Nel gennaio 2015 l'Assemblea Generale avviò il processo di negoziazione sulla nuova Agenda di Sviluppo Sostenibile. Il processo culminò nel settembre dello stesso anno quando nel corso della Conferenza sullo Sviluppo Sostenibile a New York presso il Palazzo delle Nazioni Unite tutti gli Stati Membri adottarono l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, con al centro i diciassette obiettivi dello sviluppo sostenibile o 17 SDGs (Sustainable Development Goals).

 

Il 2015 divenne anno fondamentale per l’affermazione di alcuni principi operativi quali il multilateralismo e la definizione delle politiche internazionali orientate alla sostenibilità. Numerosi gli accordi che sostennero questa direzione, con l'adozione di numerosi importanti accordi quali, tra gli altri:

  • Quadro di Sendai per la riduzione del rischio di catastrofi (Sendai Framework for Disaster Risk Reduction) (marzo 2015)

  • Agenda d'azione di Addis Abeba sul finanziamento dello sviluppo (Addis Ababa Action Agenda on Financing for Development ) (luglio 2015)

  • Trasformare il nostro mondo: l'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile (Transforming our world: the 2030 Agenda for Sustainable Development) (settembre 2015).

  • Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici (dicembre 2015)

 

L’Agenda 2030 e i 17 Obiettivi dello Sviluppo Sostenibile

Con l'adozione della nuova Agenda dello Sviluppo sostenibile il mondo si è dotato di un framework globale per sviluppare programmi, politiche e azioni orientate allo sviluppo sostenibile, misurabili nei loro effetti grazie ai 169 Target e relativi indici.

In particolare, per quel che riguarda il concetto di sviluppo sostenibile prima richiamato, oltre ai tre pilastri della Sostenibilità rappresentati dalle 3P, people, planet e profit, si richiamano le 5P riportate dalla stessa Agenda 2030 e che introducono cinque concetti chiave: 

  • Persone. Eliminare fame e povertà in tutte le forme, garantire dignità e uguaglianza. 

  • Prosperità. Garantire vite prospere e piene in armonia con la natura

  • Pace.Promuovere società pacifiche, giuste e inclusive.

  • Partnership. Implementare l’Agenda attraverso solide partnership

  • Pianeta. Proteggere le risorse naturali e il clima del pianeta per le generazioni future.

 

I cinque concetti sono fondamentali  per interpretare l’Agenda sia dal lato operativo che metodologico e concettuale. La complessità è un campo teorico e operativo che richiede un approccio diverso: i cinque concetti o 5P diventano le 5 dimensioni della sostenibilità la cui lettura richiede una visione sistemica e integrate per leggere le radicate interconnessioni esistenti tra le stesse ai fini dello sviluppo di soluzioni efficienti. 

Dal punto di vista metodologico e operativo questo comporta un approccio ai problemi e allo sviluppo di soluzioni di sostenibilità per ciascuno o più degli SDG considerando la complessità, la multiscalarità e l’interconnessione tra temi e settori. Un nuovo metodo in primis basato sulla cooperazione e la complementarità delle competenze e conoscenze non solo da parte dei Governi ma anche di tutti i soggetti del mondo privato, della società civile e delle istituzioni. 

 

I 17 Obiettivi o SDG

GOAL 1. SCONFIGGERE LA POVERTA'.

Porre fine ad ogni forma di povertà nel mondo

TARGET: 7

GOAL 2. SCONFIGGERE LA FAME.

Porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile

TARGET: 8

GOAL 3. SALUTE E BENESSERE.

Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età

TARGET:13

GOAL 4. ISTRUZIONE DI QUALITA'

Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti

TARGET:10

GOAL 5. PARITÀ DI GENERE

Raggiungere l'uguaglianza di genere e l'empowerment (maggiore forza, autostima e consapevolezza) di tutte le donne e le ragazze

TARGET:9

GOAL 6. ACQUA PULITA E SERVIZI IGIENICO-SANITARI 

Garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell'acqua e delle strutture igienico-sanitarie 

TARGET:8

GOAL 7. ENERGIA PULITA E ACCESSIBILE

Assicurare a tutti l'accesso a sistemi di energia economici, affidabili, sostenibili e moderni

TARGET:5

GOAL 8. LAVORO DIGNITOSO E CRESCITA ECONOMICA

Incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un'occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti

TARGET:12

GOAL 9. IMPRESE, INNOVAZIONE E INFRASTRUTTURE

Costruire una infrastruttura resiliente e promuovere l'innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile

TARGET:8

GOAL 10. RIDURRE LE DISUGUAGLIANZE

Ridurre l'ineguaglianza all'interno di e fra le Nazioni

TARGET:10

GOAL 11. CITTÀ E COMUNITÀ SOSTENIBILI

Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili

TARGET:0

GOAL 12. CONSUMO E PRODUZIONE RESPONSABILI

Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo

TARGET:11

GOAL 13. LOTTA CONTRO IL CAMBIAMENTO CLIMATICO

Adottare misure urgenti per combattere il cambiamento climatico e le sue conseguenze

TARGET:5

GOAL 14. VITA SOTT'ACQUA

Conservare e utilizzare in modo durevole gli oceani, i mari e le risorse marine per uno sviluppo sostenibile

TARGET:10

GOAL 15. VITA SULLA TERRA

Proteggere, ripristinare e favorire un uso sostenibile dell'ecosistema terrestre, gestire sostenibilmente le foreste, contrastare la desertificazione, arrestare e far retrocedere il degrado del terreno, e fermare la perdita di diversità biologica

TARGET:12

GOAL 16. PACE, GIUSTIZIA E ISTITUZIONI SOLIDE

Promuovere società pacifiche e più inclusive per uno sviluppo sostenibile; offrire l'accesso alla giustizia per tutti e creare organismi efficienti, responsabili e inclusivi a tutti i livelli

TARGET:12

GOAL 17. PARTNERSHIP PER GLI OBIETTIVI

Rafforzare i mezzi di attuazione e rinnovare il partenariato mondiale per lo sviluppo sostenibile

TARGET:19

 

Il percorso verso i 17 SDG : il punto

Secondo l’ultimo Rapporto del Gruppo indipendente di Scienziati delle Nazioni Unite (GSDR, 2023), il percorso di miglioramento e progresso verso il raggiungimento dei 17 Goal dell’Agenda 2030 non risulta ancora adeguato. 

Lo sviluppo è infatti definito come insostenibile: solo recentemente, lo sviluppo ineguale e insostenibile ha causato recenti crisi che, dal livello globale, si sono distribuite ai livelli locali delle comunità e dei territori con effetti negativi per persone e ambiente. 

Ne deriva la necessità, per la sopravvivenza degli essere umani, di assicurare che il sistema socio-economico globale e i sotto-sistemi locali si adeguino investendo e sviluppando strumenti di resilienza adeguati per affrontare, da un lato, i prossimi probabili shock e, dall’altro lato, per accelerare l'attuazione dei progetti e delle azioni orientati agli SDG. 

Come anticipato nel Rapporto, gli obiettivi globali richiedono un’azione precisa e adeguata al livello locale dove verrà applicata.

Quali che siano le leve di azione (Governance, Economia e Finanza, Azione individuale e collettiva, Scienza e tecnologia) , dovranno essere disegnati e realizzati progetti che individuino una o più tra le seguenti aree di ingresso e attivazione: Capacità e benessere delle persone; Sistemi economici equi e sostenibili; Decarbonizzazione e giusto accesso alle fonti energetiche; Nuovi sistemi del cibo; Sviluppo urbano e peri-urbano; Beni ambientali globali.

A livello globale, l’outlook negativo e pessimistico riportato sopra è in parte dovuto all’impatto e ai relativi effetti negativi causati dalla crisi pandemica globale del COVID-19 SDG (Progress Report 2022). Solo guardando al Goal 1 , Povertà , si vede chiaramente come gli ultimi quattro anni di progressi sono stati erosi dagli effetti della pandemia. Otto milioni di lavoratori hanno perso il posto di lavoro e sono entrati nella categoria nuovi poveri. Per il Goal 2, Cibo e sicurezza alimentare, gli indici sono negativi a causa , in parte, del Covid-19 e in parte dell’aumento dei prezzi e dell’incertezza di approvvigionamento causate dai conflitti e dalla riorganizzazione delle filiere della logistica. Ancora, 150 milioni di bambini nel mondo soffrono di malnutrizione. Per il Goal 4, Educazione, ventiquattro milioni di studenti non ritorneranno ai loro studi (dalla scuola materna all’Università). Per il Goal 6 , Acqua, negli ultimi trecento anni abbiamo perso oltre l’85% delle zone umide e il tasso non continua a scendere. Allo stesso modo oltre tre miliardi di persone non hanno accesso ad acqua potabile e sicura. Secondo il Goal 7 , Energia, siamo ancora lontani dall’uso efficiente delle risorse che dovrebbe nutrire i nostri sistemi di produzione e consumo con un tasso di miglioramento annuo dell’1,9% contro il 3,2% atteso. L’economia globale, Goal 8, e la sua ripresa è ancora ostacolata dalle crisi pandemica e dalla crisi ucraina sotto vari ambiti, dalle catena di logistica all’inflazione, e in particolare modo nel mercato del lavoro dove i tassi di disoccupazione sono alti e la produttività dei lavoratori bassa. Le aziende cercano di adeguarsi , Goal 9, ma sopratutto per le PMI (Piccole e medie imprese) la difficoltà sono molte: dall’accesso ai finanziamenti ai rischi di chiusura. Per il Goal 11, le città restano il fulcro dello sviluppo sostenibile ma una maggiore attenzione dovrebbe essere data agli abitanti delle baraccopoli , oggi oltre il miliardo, e alla gestione dei rifiuti urbani. Di tutti gli obiettivi, quello con il Codice Rosso, è il Goal 13 relativo al Climate Change: le emissioni di CO2 solo nel 2021 sono aumentate del 6% contribuendo , tra gli altri, ad aumentare le probabilità di realizzarsi di scenari pessimistici in termini di disastri ambientali (+40% tra il 2015-2030), siccità, aumento del livello e della temperatura dei mari con vari effetti sulle popolazioni umane, marine e vegetali. 

Questi e molti altri indicatori e indici chiedono un’azione forte e convinta di Governi, imprese, società civile e istituzioni per accelerare i programmi di sviluppo sostenibile al fine del raggiungimento dei 17 SDG prefissati nell’Agenda 2030 del 2015.

 

A livello europeo e italiano la situazione conferma le stesse preoccupazioni del Rapporto globale, pur con delle differenze ed eccezioni. Il rapporto ASviS 2021 apre riconoscendo infatti all’Unione Europea (UE) la qualità di elemento distintivo a livello globale. L’UE si conferma area leader a livello internazionale per le politiche di sviluppo sostenibile. L’integrazione degli SDGs/Obiettivi dell’Agenda 2030 nelle politiche europee e le iniziative introdotte sui temi sociali, economici e ambientali rappresentano, secondo il Rapporto citato, la migliore azione coesa nel mondo. Ricordiamo in particolare le seguenti politiche e integrazioni: EU Green Deal > SDG: 2,3,6,7,8,9,10,11,12,13,14,15 ; EconomyFiTfordigitalAge > SDG: 4,9 ; Economy that works for people > SDG: 1,3,5,8,9,10 .

 

Per l’Italia, pur appartenendo al contesto europeo e per questo contribuendo a determinarlo con le proprie politiche e programmi, per lo stesso Rapporto la situazione appare altrettanto grave e i dati riportati mostrano come il progresso verso gli Obiettivi sia a rischio. Anche per l’Italia le analisi devono necessariamente partire dal riconoscimento del contesto attuale e degli ultimi due anni nel quale il Paese si è trovato a operare: in primis il ruolo e l’impatto creato dalla pandemia ma anche la crisi della guerra in Ucraina e gli effetti di entrambi gli eventi alla scala mondiale su vari settori come quello finanziario e logistico. 

Stando ai dati, solo 3 Goal su 17 riportano un andamento positivo tra il 2019 e il 2020:  sistema energetico (Goal 7), lotta al cambiamento climatico (Goal 13) e giustizia e istituzioni solide (Goal 16). Per altri tre Goal si riporta una stabilità degli indici e degli andamenti : alimentazione e agricoltura sostenibile (Goal 2), acqua (Goal 6) e innovazione (Goal 9). 

Per i restanti nove Goal , gli indicatori sono peggiorati; povertà (Goal 1), salute (Goal 3), educazione (Goal 4), uguaglianza di genere (Goal 5), condizione economica e occupazionale (Goal 8), disuguaglianze (Goal 10), condizioni delle città (Goal 11), ecosistema terrestre (Goal 15) e cooperazione internazionale (Goal 1). 

Per questo si rimanda all’urgenza della programmazione e dell’azione per avviare, accelerare o invertire il percorso ove possibile nel più breve tempo possibile, ricordando che mancano meno di nove anni alla data prefissata dall’Agenda 2030.